Burnout genitoriale: alla ricerca di nuovi equilibri
Autore: Redazione
11 Mag 2022 - Articoli (adolescenza, consigli, educazione, riflessioni)
Il termine burnout rappresenta una situazione di forte stress, di esaurimento psicofisico; un disagio che ha diverse cause.
In particolare, il cosiddetto “burnout genitoriale”, o parental burnout, è uno stato di difficoltà che gli esperti legano al ruolo di genitore. Dopo 2 anni di pandemia, infatti, il carico quotidiano di responsabilità e impegni, che normalmente padri e madri sostengono, è diventato per molti insopportabile. E il rapporto genitori-figli si è incrinato, con una serie di conseguenze.
Da un lato ci sono gli adolescenti, che hanno accumulato malessere dopo una serie di restrizioni spesso incomprensibili dal loro punto di vista; dall’altro abbiamo gli adulti di riferimento, che hanno dovuto riorganizzare improvvisamente le loro giornate tra smart working, didattica a distanza, spazi ridotti e preoccupazioni varie (personali e familiari).
L’incomunicabilità generazionale ha trovato terreno fertile tra fragilità e incertezze reciproche, rendendo ragazzi e ragazze sempre più confusi, e i genitori sempre meno autorevoli nella gestione del compito educativo.
Ci chiediamo: è possibile costruire nuovi equilibri e ritrovare il benessere perduto?
Burnout genitoriale: serve recuperare fiducia
In generale, psicologi e psicoterapeuti sono concordi su questo punto: è importante, per i genitori, evitare eccessivi sensi di colpa, perché la perfezione non esiste ed è impossibile riuscire ad accontentare i figli al 100%.
La felicità dei ragazzi è indipendente dalla nostra, quindi è giusto lasciarli sperimentare, cercare una strada. Senza obblighi o aspettative, senza opprimere, né giustificare qualsiasi comportamento. Insomma, è vitale scegliere una via di mezzo, magari chiedendo aiuto a figure professionali competenti.
Dire qualche “no” renderà papà e mamma più sicuri. Al tempo stesso, trovare la giusta distanza aiuterà gli adolescenti a essere più sereni e autonomi nelle scelte che li riguardano.
Inoltre, sarebbe utile recuperare il senso di comunità, fare rete sul territorio e con altre famiglie.
Nuovi equilibri post-pandemia
Secondo quanto riportato nel Rapporto Unicef “La condizione dell’infanzia nel mondo 2021 – Nella mia mente: promuovere, tutelare e sostenere la salute mentale dei bambini e dei giovani”, il ruolo dei genitori è necessario per creare basi solide, ma occorre maggiore supporto alla genitorialità.
[…] Il ruolo dei genitori è fondamentale per la salute mentale dei bambini. Tuttavia, per adempiere a questo importante ruolo, molte delle persone che si occupano di minori hanno bisogno di ricevere supporto attraverso programmi di sostegno alla genitorialità, che includano informazioni, orientamenti e sostegno finanziario e psicosociale.
fonte: La condizione dell’infanzia nel mondo 2021 – pp. 49-50
[…] Durante l’adolescenza, una genitorialità responsiva resta uno dei più validi fattori protettivi della salute mentale.
Ciò evidenzia quanto una ripresa costruttiva delle attività quotidiane e del benessere relazionale siano legati, tra le altre cose, alla capacità dei territori di supportare le famiglie, con servizi e attività concrete, capaci di offrire soluzioni valide al burnout genitoriale post-lockdown, ma anche ad altre tipologie di disagio già esistenti. La pandemia può avere peggiorato il contesto operativo, ma a tanti problemi si chiedeva una risposta già prima.
Nuove tecnologie e vecchi sistemi: quale punto d’incontro?
Un’altra realtà con cui bisogna fare i conti è il cambiamento culturale che ha investito il rapporto tra genitori e figli.
Se un tempo gli adulti erano considerati fonte di saggezza ed esperienza, oggi non è più così.
Gli adolescenti conoscono meglio dei genitori i dispositivi mobili (tanto che la richiesta d’aiuto si è ribaltata: sono i figli a dover spiegare “come funziona”), parlano le lingue straniere con scioltezza, hanno meno imbarazzi e molte più opportunità.
La loro disinvoltura disorienta padri e madri, sempre più spesso ridicolizzati dai ragazzi, definiti “antichi” o “imbranati”. Ma diventare “genitori-amici” e scattare più selfie dei propri figli non aiuterà certo a sembrare moderni e riprendere autorevolezza.
L’unica via è cercare un punto d’incontro, che crediamo passi attraverso un valore universale, senza tempo: il rispetto.
Se è vero che alcuni modelli comportamentali risultano ormai obsoleti, è però necessario ripristinare le regole base della buona educazione, sempre valide e, anzi, indispensabili in una società alla deriva come la nostra. Online e offline.