Immagine corporea: è tempo di educare al rispetto
Autore: Redazione
17 Set 2021 - Articoli (adolescenza, cultura, educazione, preadolescenza, riflessioni)
“Sei soddisfatto/a della tua immagine corporea?” è una delle principali domande del nostro progetto di ricerca, alla quale segue un quesito ancora più specifico: “Cambieresti qualcosa di te per piacere agli altri?”.
In pratica, ci impegniamo ad analizzare quanto sia importante per gli adolescenti il proprio aspetto esteriore, quale sia la percezione che hanno di sé, del loro corpo. Proviamo a comprendere in che misura il giudizio personale sia condizionato dalle opinioni altrui: commenti di familiari, amici, persone conosciute tramite social network.
Quando l’autostima è fragile, e la sensazione di essere un “brutto anatroccolo” supera la realtà dei fatti, il rischio è credere che certi modelli e stili di vita proposti in TV, o su Internet, siano i migliori, gli unici riferimenti validi. Ovviamente non è così.
Seguire buone abitudini alimentari e praticare una regolare attività sportiva, sono scelte essenziali per il benessere psico-fisico, soprattutto durante l’adolescenza, ma la cura del corpo non deve trasformarsi in un’ossessione.
Immagine corporea e autostima
I questionari somministrati nel periodo maggio/giugno 2021, in alcuni istituti di secondo grado della Lombardia, hanno evidenziato che il 52% degli intervistati non è soddisfatto della propria immagine corporea e il 51% cambierebbe qualcosa di sé per piacere agli altri. Ciò dimostra che gli adolescenti sono abbastanza preoccupati per il loro aspetto fisico e, per essere apprezzati, sarebbero disposti a modificarlo.
Spesso le ragazze smettono di mangiare, danneggiando giorno dopo giorno l’autostima, perché convinte di essere sovrappeso; tanti ragazzi, invece, giudicandosi troppo esili, iniziano ad andare in palestra per ore, con l’unico scopo di diventare più muscolosi. Attenzione agli eccessi: dieta e sport sono alleati della nostra salute, non strumenti di tortura!
Manifestazione di un disagio
Un disagio può manifestarsi in vari modi, con azioni più o meno visibili.
Se un ragazzo prova sentimenti di sconforto, si sente inadeguato, viene deriso e offeso, se è vittima costante di atti di bullismo o cyber-bullismo, le conseguenze possono essere molto serie.
Grazie ai dati raccolti nell’indagine sopra menzionata, abbiamo notato 2 atteggiamenti su cui dovremmo riflettere:
– il 49% degli studenti ha affermato di aver utilizzato il cibo per sentirsi meno triste o tranquillizzarsi;
– il 25% ha ammesso di essersi procurato dolore fisico volontariamente, almeno una volta.
D’altronde, l’aggressività verbale ha raggiunto livelli allarmanti, soprattutto online.
E, non a caso, sono sempre più numerose le iniziative di sensibilizzazione per contrastare il “body shaming”, cioè “l’atto di deridere/discriminare una persona per il suo aspetto fisico”.
Educare al rispetto, per sé e per gli altri
È compito dei genitori e degli insegnanti accompagnare i ragazzi nel loro percorso di crescita, già nella delicata fase della preadolescenza, offrendo una guida sicura e modelli di comportamento sani e responsabili a cui ispirarsi.
È tempo di educare al rispetto di sé e degli altri: sia per imparare ad accettare noi stessi, con le naturali imperfezioni che valorizzano la nostra unicità; sia per accogliere chi ci è vicino, oltre gli stereotipi e i pregiudizi.
Nessuno dovrebbe mai permettersi di giudicare, offendere, aggredire un altro essere umano per la sua taglia, per il colore della pelle, per la forma del naso o la sua timidezza. Il cambiamento parte da qui: le buone pratiche nascono dal buon esempio.