Qual è la paghetta giusta?
Autore: Franco Taverna
25 Lug 2021 - Articoli (adolescenza, educazione, riflessioni)
Domande bollenti per genitori di preadolescenti e anche di figli più grandi. Intanto: paghetta si o paghetta no?
C’è un tempo giusto per cominciare a offrirla e, perché no, uno per smettere? E poi: paghetta o mancia? Nel senso: diamo dei soldi per un certo motivo, perché ha messo a posto la cameretta o perché ha dei buoni risultati a scuola, oppure i soldi che diamo sono un regalo, come un “di più” indipendente dal comportamento? E poi ancora: quanto è giusto dare?
Facciamo una media di quello che prendono i compagni di classe? Ci prendiamo il coraggio di dire che non ci importa fare confronti? Paghetta fissa, con giorno fisso, o soldi a richiesta?
Domande difficili. Domande che non hanno risposte valide per tutti e alle quali gli esperti sanno rispondere solo perché si tratta dei figli degli altri… Ma quando arriva il momento, alla fine si decide, o meglio, si prova, ci si aggiusta.
E poi spesso si procede cambiando registro a seconda delle circostanze. È vero che si era deciso di mantenere una paghetta fissa di 10 euro la settimana, ma dopo la grave disubbidienza di ieri… Ma fateci caso.
Paghetta: dove finiscono i soldi?
Tra tutti questi interrogativi e dubbi, molte volte resta fuori una questione essenziale: dove finiscono i soldi della paghetta?
Si direbbe che molte volte i genitori si preoccupano di più della forma che della sostanza.
Noi del Centro Semi di Melo abbiamo voluto mettere la lente di ingrandimento proprio su questo aspetto: quanto ricevono gli studenti dai genitori e come utilizzano i soldi? Tre sono gli elementi che maggiormente risaltano analizzando le risposte di oltre 20.000 studenti dagli 11 ai 19 anni.
1) In tutte le fasce di età la ragazze ricevono mediamente meno soldi dei loro coetanei maschi.
2) Di norma col crescere dell’età cresce anche il valore della paghetta. Ma si notano frequentemente punte di compensi oltre 50 euro settimanali dichiarate dai giovanissimi.
3) Esiste una correlazione significativa tra il valore della paghetta e i comportamenti disfunzionali (fumo gioco d’azzardo, uso alcolici o sostanze).
Il primo elemento è la fotografia di un ritardo culturale che ancora deve essere colmato. La differenza tra maschi e femmine nel nostro campione non è grande ma quello che balza all’occhio è che è costante. Segno di una fatica che ancora persiste nel voler considerare il sesso femminile un pochino inferiore.
Il secondo potrebbe essere visto come fenomeno naturale, la disponibilità di denaro aumenta più si diventa grandi, se non fosse per alcuni segnali preoccupanti che emergono dalle risposte degli studenti di alcune scuole medie. Come a dire che in questi ultimi anni i genitori sono tentati di risolvere il problema della paghetta semplicemente dando più soldi.
L’elemento più critico ci pare essere quello legato all’utilizzo della paghetta. Qui risulta chiaro che ad una maggiore disponibilità di denaro nelle tasche dei ragazzi corrispondono comportamenti più pericolosi. Questo è evidente, in particolare, a partire dalla fascia di studenti che dichiara di ricevere 30 euro e oltre di paghetta settimanale.
Una considerazione finale: la paghetta può essere un valido strumento nelle mani dei ragazzi e degli adulti per educare ed educarsi alla responsabilità, ma va curata all’interno della relazione tra genitori e figli. Se è vista semplicemente come un pedaggio, una tassa, allora risentirà di tutte le tipiche dinamiche delle contrattazioni. Viceversa se diventa una parte del rapporto con il quale il genitore tiene per mano il figlio allora potrà aiutare a far crescere un senso sano di libertà. Probabilmente questa è la paghetta giusta.
Franco Taverna- Semi di Melo