Roberto, l’inizio della malattia psichiatrica e l’assenza delle istituzioni
Autore: Redazione
2 Feb 2024 - Articoli (adolescenti, minori, psichiatria)
Questa settimana Roberto non è venuto al centro. È la terza settimana di fila che non si fa vedere né qui da noi e neppure a scuola. Ogni giorno però riceviamo aggiornamenti dalla nonna. Si perché Roberto vive da lei insieme a suo fratello e alla sorellina, suo padre sta in carcere e la madre si è trasferita. La nonna dice che è molto dimagrito, non mangia e di giorno dorme. La notte invece pensa. Ha quasi 15 anni e, vista la sua situazione familiare, tramite una segnalazione dei Servizi Sociali da più di due anni frequenta il nostro centro nei pomeriggi. La sua trasformazione è iniziata poco più di un anno fa: da ragazzo si potrebbe dire normale quale era, un po’ svogliato, grassottello e con i voti nella media della sua classe, mese dopo mese, settimana dopo settimana si è messo in testa l’obiettivo di essere il migliore, il più bello e il più ricco di tutti. Sulle prime abbiamo pensato ad un vezzo, ma poi la cosa è diventata seria. Già dallo scorso anno scolastico in tutte le materie puntava sempre al 10 e stava male per un 8 o un 9. Ha poi iniziato a calcolare con una meticolosità inverosimile le calorie necessarie per dimagrire ed essere in perfetta forma. Doveva da una parte studiare fino a notte fonda per ottenere la perfezione e nello stesso tempo sottoporsi a lunghi allenamenti per avere un corpo super bello e tonico. Un circolo vizioso che a partire dall’inizio di quest’anno scolastico lo ha sempre più indebolito e poco alla volta distrutto fisicamente e psicologicamente.
Già dallo scorso anno, gli educatori del centro, avendo capito la china che stava prendendo, avevano tentato di interpellare il servizio di neuropsichiatria infantile. Impossibile prendere un appuntamento, “se ne parla tra 10/11 mesi”.
Ma purtroppo Roberto non è l’unico caso critico, tra quelli inviati dai servizi sociali qui al nostro centro educativo. Anche per Anna, per Jasmine, per Filippo, per ragioni anche molto diverse tra loro, ci sarebbe urgente bisogno di una valutazione neuropsichiatrica e di un successivo piano di intervento integrato, educativo e psicologico/psichiatrico. E, se apriamo gli occhi, ce ne sarebbe bisogno per tutta la schiera di Roberto, di Rosita, di Abdel e Gennaro in tutte le città della Lombardia, del Lazio, del Veneto e di tutta Italia. La Sinpia (Società italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), stima che sono più di 2 milioni i bambini e i ragazzi colpiti da malattie mentali dei più vari generi, in Italia: tra il 10 e il 20 per cento di bambini e adolescenti, dicono, soffre di disturbi neuropsichici. L’OMS dal canto suo attesta che la metà delle patologie psichiatriche esordisce prima dei 14 anni di età.
Noi, per esperienza più che con i numeri della statistica, pensiamo che la maggior parte di questa immensa popolazione di preadolescenti sofferenti, qui in Italia, si trova oggi nella situazione in cui si trovava Roberto qualche mese fa quando i segnali erano già molto chiari e bisognava intervenire con un duplice approccio, educativo e psichiatrico. La maggior parte di queste ragazze e di questi ragazzi non presenta oggi un quadro clinico grave o gravissimo e, per quanto valgono le nostre piccole esperienze in tante parti del nostro Paese, con loro è possibile ed è efficace un intervento di tipo preventivo specialistico.
Ma Centri integrati di questo tipo non esistono. Lo scorso anno abbiamo bussato a tante porte di diverse istituzioni a tutti i livelli: non esistono! Ci troviamo davanti ad un paradosso: tanti esperti, tante ricerche ma ancora di più tante famiglie coinvolte e tanti Servizi di base denunciano il problema e sollecitano la drammatica urgenza di fare qualcosa per non lasciare andare alla deriva una enorme fetta di popolazione di minorenni, ma nonostante questo ci si ferma davanti a presunti vincoli economici e teorico/deologici.
Probabilmente non sono le risorse a mancare, manca piuttosto la volontà o forse anche una visione sufficientemente aperta e libera da vecchi steccati che separano rigidamente (e, purtroppo, gerarchicamente!) ciò che è sanitario da ciò che è educativo.
Facciamo perciò un appello perché i decisori della politica e delle istituzioni del Paese capiscano che una seria e diffusa programmazione di interventi finalizzati alla cura di questi adolescenti è decisamente l’investimento più importante per il nostro e loro futuro. E agiscano in fretta di conseguenza.
Per questioni di privacy tutti i nomi sono stati cambiati e non è indicato il centro in cui l’educatore che ha scritto il pezzo lavora. Il pezzo è nato per fare luce e denunciare un problema serio in cui è coinvolta l’Italia dove a fronte dell’aumento dei casi di disturbi neuropsichici non esistono strutture adeguate per i ragazzi e le ragazze.
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