Che cosa imparare dalla brutta vicenda del Beccaria di Milano

Autore: Franco Taverna

2 Mag 2024 - Articoli, News (, , )

Che cosa imparare dalla brutta vicenda del Beccaria di Milano

Nell’Istituto penale minorile “Cesare Beccaria” di Milano è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 agenti della Polizia penitenziaria, altri otto sono stati sospesi dal servizio, con l’accusa di maltrattamenti, concorso in tortura e una tentata violenza sessuale nei confronti di un detenuto.

“Noi di Fondazione Exodus“, scrive Franco Taverna che oltre a ricoprire il ruolo di presidente di Semi di Melo è anche il responsabile dell’aera adolescenza della fondazione milanese fondata da don Antonio Mazzi, “siamo tra quelli educatori che in tempi non sospetti hanno gridato provocatoriamente  all’abolizione del carcere minorile e risulterebbe fin troppo facile, davanti agli ultimi fatti del Beccaria, puntare il dito e prendere questi episodi per dire che avevamo ragione e ripetere basta con la reclusione, non funziona. Gli episodi gravi all’interno degli istituti per minorenni negli ultimi anni si sono ripetuti con una frequenza mai vista prima, quelli del Beccaria sono solo gli ultimi, appunto, ed è evidente la fatica degli operatori a trovare soluzioni accettabili che non si riducano esclusivamente all’inasprimento dei dispositivi repressivi e sanzionatori. La cultura della Giustizia minorile italiana, fatta di esperienze positive, valori ampiamente condivisi tra gli addetti, intuizioni innovative, come è risaputo e come anche noi abbiamo potuto constatare negli anni, è molto avanzata rispetto ad altre in Europa ma è ancora fortemente appesantita da un vulnus di fondo: la struttura carceraria, l’edificio penitenziario e di conseguenza lo stigma carcere. Con questo marchio ogni prospettiva di recupero integrale risulta quasi impossibile. Questa etichetta appiccicata sotto un programma di recupero, anche il più illuminato, vanifica i migliori sforzi e desideri di cambiamento…”.

Per continuare a leggere l’articolo pubblicato su VITA clicca a questo link

Credit foto pixabay