I fatti di Paderno Dudagno ci sconvolgono e interrogano
Autore: Franco Taverna
2 Set 2024 - Articoli, News (adolescenti, omicidio, Paderno Dugnano)
Dinanzi alle vicende della vita delle persone cerco di avere un approccio discreto, senza giudizio. Chi può conoscere che cosa ha mosso nel profondo i gesti, le parole di un uomo, una donna, di un ragazzo, chi si può veramente immedesimare nella storia di una famiglia, permettersi di valutare una relazione tra due persone? Ma ancora di più chi può spiegare una morte? L’ennesimo fatto di sangue di Paderno ci interroga e, prepotente, ci violenta, ci sconvolge le viscere. Perché? Un sentimento di ribellione, un senso di smarrimento totale, quasi una forte nausea che chiede di essere placata, e per questo leggiamo avidi i commenti, ci mettiamo alla ricerca delle cause, delle colpe e finalmente ecco una risposta, una formula che risolve il problema. È banale, l’abbiamo già sentita, anzi già la sapevamo, ma ci serviva che qualcun altro ce la schiaffasse davanti con un bel ragionamento. L’ansia si acquieta e siamo pronti per un’altra notizia!
Non conosco i motivi che hanno spinto Riccardo, il figlio diciassettenne, ad uccidere i suoi familiari, mi lasciano allibito le sue prime dichiarazioni, non mi soddisfano le centinaia di spiegazioni che vedo e che sfoglio di fretta sui social e nei giornali. Lascio aperta la domanda, preferisco tenermi la mia ansia. Non ho parole sui delitti di Paderno Dugnano. Ma parole ci devono essere, è necessario per me proiettare questo fatto, così come tanti fatti che mi cadono addosso, dentro al film della mia vita. Tentare incessantemente di individuare uno straccio di ordine, precario quanto si vuole ma pur sempre un orizzonte di senso disciplinato che tenga in piedi le mie giornate. Per me, si intende. E allora guardo alle similitudini reali con le mie vicende, con le relazioni che vivo.
E, non so bene perché, associo questa vicenda ad una telefonata di giovedì scorso. Una mamma, impiegata con un buon lavoro, un marito operaio e un altro figlio che va alle superiori, che chiama agitata che vuole “scappare” da casa perché ha scoperto che da tre settimane la figlia maggiorenne si droga. Faccio un po’ di domande: ma davvero è lei che vuole scappare? Che cosa sa di sua figlia, dei suoi interessi, da quanto non vi parlate, che cosa condivide con suo marito e con l’altro figlio… Niente. Mi dice che cinque anni fa, la figlia, ora “tossicodipendente”, quando aveva 17 anni, aveva interrotto la scuola ed era andata a vivere insieme ad un ragazzo conosciuto in chat, a Padova. Doveva starci una settimana ma poi, passano i giorni e ci è rimasta un anno. Un anno? E voi? Le avevate parlato, avevate sentito i genitori di lui, sapevate che cosa faceva? Niente. Chiedo se sa delle sue frequentazioni e reagisce solo quando nomino OnlyFans: dice che aveva guadagnato qualcosa, ma che adesso ha smesso. La telefonata dura più di mezz’ora. Non ascolta nessuno dei miei suggerimenti e delle mie proposte, dice che lei è disperata mentre il marito lascia correre tutto, come ha sempre fatto, lei vuole solo scappare.
Chiudo la telefonata e ho bisogno di cinque minuti per riprendermi. Cerco di mettere insieme i pezzi dei discorsi fatti e mi resta solo un brandello di convinzione: da almeno cinque anni la figlia aveva lanciato o lasciato dei segnali di forte disagio, di frattura, e se i genitori non li hanno visti è perché non volevano vederli. O forse, grave lo stesso, non erano in grado di vederli?
Torno a dire che non posso permettermi di giudicare le persone, ma i comportamenti, i fatti sì, per non trovarmi nella posizione scomoda di quegli stupidi raccontata da Luca nel Vangelo: “Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: «Arriva la pioggia», e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: «Farà caldo», e così accade. Sciocchi! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?”
Dico perciò: abbiamo un problema. Trovare insieme tanti modi, tutte le strade possibili, per assistere e accompagnare i genitori nella loro responsabilità di padri e madri.