La musica fa luce
22 Ott 2024 - JO, News (adolescenti, Jo Semi di Melo)

Voci un album che non riesco a smettere di ascoltare! Oggi sono stata a Monza, a Spazio3, uno posto a San Rocco dove ci sono un sacco di laboratori e una sala di registrazione. Stavano registrando dei pezzi esagerati. Mattia… piove dentro ai miei occhi, che ormai si sono sciolti… Sindi… cause I was here when you needed, but you leave me when i need to, how could i love you?… Ragazzi e ragazze alla ricerca della propria identità (e dici poco), che spesso non è quella che i loro genitori si aspettano, ne so qualcosa…
I ragazzi e le ragazze di “Spazio3” fanno una musica speciale: parla dei loro dolori e dei loro sogni. Ecco perché bisogna ascoltare i loro brani e sostenere il loro lavoro
“Non sai quanto mi manchi
Restano solo i ricordi
Piove dentro ai miei occhi
Che ormai si sono sciolti
Vorrei poterti parlare
Mi potessi ascoltare
Resta qui con me
Per favore Non te ne andare
ora so cosa vuol dire
vedere un fratello morire
non poter fare niente
solo stare zitto a soffrire
sono sull’orlo del pianto
porterò il suo nome in alto
lo urlo davanti al palco”.
Queste strofe le ha scritte Mattia, ha 15 anni. «Questa canzone parla di un accaduto», racconta. «Parla del mio amico che non c’è più, che è morto l’anno scorso. Parla della mancanza, di come ci si può sentire quando vedi una persona a cui tieni che se ne va».
La canzone di Mattia si trova nell’album “Voci”, nato dai ragazzi che frequentano lo “Spazio3” del quartiere San Rocco di Monza. Un luogo terzo rispetto alla scuola e alla famiglia. Un luogo di espressione, di esperienza, di relazione e di viaggio. Uno spazio educativo che guarda alla dimensione progettuale come motore dell’esistenza e della costruzione del sé, ideato e gestito dalla collaborazione tra la Fondazione Exodus onlus e il Consorzio EX.it.
All’interno di Spazio3 grande rilievo è dato ai laboratori musicali. Queste attività vogliono dare la possibilità, attraverso la musica, di conoscersi, raccontarsi e incontrarsi, creando relazioni significative con l’altro, offrire la possibilità di creare e produrre una base musicale del proprio genere preferito, scrivere un testo musicale, provare e interagire con gli altri attraverso l’interplay musicale, registrare la propria canzone e in collaborazione con il laboratorio di Fimmaking realizzare un video musicale.
La musica è uno strumento fondamentale: «Non sono richieste doti di nessun tipo però la musica ti deve piacere», spiega l’educatore Gabriele. «In questi mesi di lavoro con i ragazzi e le ragazze del laboratorio la musica per loro è diventata un linguaggio per dire delle cose, a se stessi e agli altri, cose che in un discorso comune non direbbero mai. E qui sta la magia: la musica è una lingua “facilitante”, che migliora il benessere degli adolescenti».
Mattia ha tanti progetti: «Voglio fare un album tutto mio. Per raccontare chi sono». E allora: chi è Mattia? «Sono un ragazzo stanco», dice. «Stanco di tutto. Stanco rimanere in questi posti. Voglio un cambiamento nella mia vita. Voglio essere indipendente e non vivere con le tasche dei miei genitori. Voglio essere uno che lavora. Non mi piace contare sugli altri. Non mi fido e non voglio far pesare niente». Poi dice che gli adulti non lo capiscono. E allora Mattia, cosa non capiscono? «Che non sono fatto per andare a scuola, ma per essere qualcosa di più». Mattia come te lo immagini il tuo futuro? «Deve essere al top».
Mattia è uno dei circa 20 ragazzi e ragazze che frequentano il laboratorio musicale. Ma cosa cercano gli adolescenti oggi? «Quelli più piccoli», dice Gabriele Caporali, l’educatore che segue i ragazzi che frequentano Spaziotre nei laboratori musicali, «sono alla continua ricerca di una propria identità. Una ricerca che passa dal confronto con i loro pari e l’altro sesso: vanno aiutati a conoscersi e ad affermarsi. Poi quando dai preadolescenti passiamo agli adolescenti ci accorgiamo di come questi siano già più “formati”, quindi noi educatori abbiamo il compito di sostenerli».
Anche Gabriel, 15 anni, partecipa al laboratorio: «Senza la musica non ce l’avrei fatta». O Alessia, 16 anni: «la musica è un’opportunità per dire qualcosa a te stessa e agli altri, per farmi sentire da loro». O Sindi, 15 anni, che per l’album “Voci” ha scritto una sua canzone:
“You said you were in love
So i let you come home
you consoled me
but your words threw me
i kept dreaming
so you let me sleep
you’ve gone too far
you left me far away
I could just fly, live free
when i just want to rip your heart out
burn it and fly far
so i can try but i can’t cry
cause i was here when you needed,
but you leave me when i need to
how could i love you?
how could i love you?”.
«How could I love you», racconta Sindi, «parla di me. Di una forte delusione che ho vissuto un po’ di anni fa. Parla di un amore perso. Ma di un amore che non è solo tra due persone come coppia, ma anche in famiglia o con gli amici. Io credo che gli adolescenti vivano e sentano tante cose, ma gli adulti, i genitori, non se ne accorgono. E pensiamo sempre di essere una delusione, magari dopo un brutto voto. Una cosa piccola per noi diventa gigante».