Preadolescenti e orientamento: perché è un momento fondamentale
Autore: Redazione
17 Gen 2024 - Articoli, News (adolescenti, orientamento)
Alessandra Crippa è un’educatrice della Fondazione Exodus di don Mazzi che da diversi anni lavora a strettissimo contatto con i preadolescenti. Ha portato avanti, nella scuola secondaria di primo grado dell’IC Viale Lombardia di Cologno Monzese, un progetto tutto dedicato all’orientamento. Ecco cosa ci ha raccontato.
«Abbiamo lavorato su due percorsi», spiega Alessandra Crippa. «Uno dedicato alle classi seconde e uno alle terze, personalizzati a partire dall’età dei ragazzi, del momento scolastico e delle modalità relazionali del gruppo classe ma accomunati dalla finalità di accompagnare da un lato, i ragazzi ad operare scelte personali e consapevoli, nella vita così a scuola, dall’altro, gli insegnanti a sviluppare un agire orientativo, vale a dire, l’inclinazione a porsi accanto, quella che Daniela Lucangeli (professoressa di Psicologia dello sviluppo all’Università di Padova ed esperta di psicologia dell’apprendimento ndr) evoca come la “voce del grillo parlante” che riconosce, nomina e riporta i segnali che possono aiutare a comprendere come non cadere in errore durante il percorso di scelta».
«L’orientamento», continua l’educatrice di Exodus, «è stato interpretato in senso ampio come orientamento alla vita e così declinato in un percorso finalizzato non solo al raggiungimento di un obiettivo pratico, quello di operare la scelta della scuola superiore il più possibile consapevole e personale, ma soprattutto un’occasione di rilettura della propria storia e di proiezione di sé nel futuro. Per concretizzarlo si sono rese necessarie alcune tappe. Sono stati previsti momenti di confronto e condivisione tra gli attori implicati nel processo (studenti, insegnanti, famiglie e consulenti esterni) che hanno riguardato le fasi di rilevazione dei bisogni, riflessione a partire dall’esperienza precedentemente maturata, co-progettazione e implementazione delle attività; la ricerca e la messa a punto di metodologia e strumenti; momenti di monitoraggio e riprogrammazione in itinere».
I due moduli
«Ciascun percorso», spiega Alessandra Crippa, «ha previsto lo sviluppo di due moduli in parallelo. Uno informativo, a cura degli insegnanti, volto a far comprendere e conoscere l’offerta formativa delle scuole secondarie di secondo grado del territorio limitrofo. Uno formativo, condotto da consulenti pedagogiche, orientato alla maturazione della persona con gli obiettivi di far sviluppare nei partecipanti maggiore consapevolezza di sé e delle proprie attitudini, promuovere capacità di pensiero orientato (critico e creativo), sostenere la motivazione e la modalità di operare delle scelte».
«Si è ricorso», continua, «ad una metodologia attiva ed esperienziale. Per il modulo informativo gli insegnanti sono stati incoraggiati ad applicare il metodo dell’apprendimento cooperativo attraverso la suddivisione della classe in piccoli gruppi di lavoro e l’assegnazione di un topic di indagine il cui sviluppo conduce a un risultato complessivo grazie all’apporto di ciascuno. I ragazzi si sono cimentati nella ricerca attiva delle scuole superiori realizzando una vera e propria mappatura del territorio, calendarizzando open day, classificando i profili di uscita e le competenze professionali. Il modulo formativo ha avuto luogo prevalentemente in aula nella forma di incontri laboratoriali che hanno coinvolto l’intero gruppo classe. Gli strumenti utilizzati a fini pedagogici sono stati diversi, dalla costruzione del radar chart delle competenze alla progettazione del E-Portfolio personale, dall’utilizzo di giochi all’applicazione di tecniche formative. Il metodo squisitamente educativo, ha sollecitato tutti i partecipanti, anche quelli più indifferenti o meno estroversi, ad attivarsi e responsabilizzarsi portando livelli di maturità diversa ma crescente. Accanto a questo blocco centrale si sono realizzati colloqui individuali, uno sportello per alunni e genitori è un’esperienza residenziale. Quest’ultima rientra nel dispositivo pedagogico diffuso e noto in Exodus come esperienza ad alta intensità educativa. L’esperienza residenziale proposta all’interno del percorso di orientamento ha permesso di approfondire le dimensioni, già indagate in aula, di saper essere e saper fare. Attraverso l’esplorazione del territorio, la conoscenza di realtà e contesti nuovi o non abituali, l’incontro con storie di vita e scelte personali appassionate, l’immersione nella natura, il cimentarsi in attività manuali e in momenti più riflessivi, i ragazzi hanno vissuto un’esperienza di vita vera dove sperimentare, anzitutto, la collaborazione, la vicinanza con l’altro in un tempo quotidiano e, allo stesso tempo, una serie di attività tra le più disparate (orto, trekking, mungitura, sport, cucina, montaggio tende, pulizie, osservazione stelle, orienteering…) attraverso le quali poter verificare se quello che si pensa di sé (attitudini, capacità, incapacità, insicurezze, talenti, passioni…) trova effettivamente riscontro nella realtà. Molti ragazzi pensano già di sapere o non sapere fare qualcosa a priori: basta un’interrogazione andata in modo impeccabile, una ricetta non riuscita, un unico voto basso, un goal segnato per miracolo…si scoraggiano o si entusiasmano senza davvero farsi la domanda e provare a concretizzarla. “Quello che penso di me, di saper fare o non saper fare, è davvero così?”. Per rispondere alla domanda serve provare e mettersi alla prova di fronte a sé e agli altri in diversi contesti. Questo è quello che cerca di promuovere il percorso di orientamento sopra descritto. L’impegno è quello di accompagnare i ragazzi nel coltivare le “qualità indispensabili” (motivazione, fiducia in sé stessi e nelle figure significative, resilienza, saper chiedere aiuto), per attrezzarli ogni qualvolta si troveranno di fronte a delle scelte, a poter compiere con consapevolezza e in modo personale».